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Ottobre 2009

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FORUM AMBIENTALE CONS.A.R.
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NEWS AMBIENTALI

14 Ottobre 2009 - Le piante marine rappresentano un serbatoio per l'anidride carbonica
Ricoprono solo l'1% del letto marino ma riescono a immagazzinare circa il 50% delle emissioni di anidride carbonica: sono le piante acquatiche, quelle palustri e le mangrovie, la cui distruzione, però, è arrivata ad una velocità del 7% l'anno. E' quanto emerge dal rapporto 'Blue Carbon: the Role of Healthy Oceans in Binding Carbon', realizzato dal Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) e presentato oggi a Città del Capo in occasione del National Marine Month.
Secondo il rapporto, arginando la distruzione di piante acquatiche e palustri con opportune politiche di protezione e stanziando fondi si potrebbe aumentare il sequestro di anidride carbonica del 25%, una quota che aiuterebbe a contrastare i danni dei cambiamenti climatici. In alcune zone dell'Asia, secondo gli esperti, circa il 90% delle mangrovie, piante che crescono nell'estuario dei fiumi, è andato distrutto dal 1940 ad oggi. In molti paesi, però, si stanno perseguendo con successo politiche di riforestazione di queste piante. Gli esempi sono il Vietnam, per le mangrovie, e l'Europa e gli Stati Uniti per le piante palustri.
Ansa.it

13 Ottobre 2009 -  Anticipazioni sul Blue Carbon Report Unep
A pochi giorni dalla presentazione fissata al 14 ottobre del Blue Carbon Report Unep, Fao ed Unesco ne hanno anticipato alcuni contenuti per ''sottolineare la data simbolica dei due mesi che mancano alla Conferenza mondiale sul clima dell'Onu che inizierà a Copenaghen il 7 dicembre''. Il rapporto sottolinea che ''gli oceani, i mari e gli ecosistemi marini di tutto il mondo, quali le alghe, le barriere coralline e le zone umide costiere assorbono tutti i giorni grandi quantità di carbonio dall'atmosfera.
Sono uno dei migliori, (e trascurato) alleati naturali nelle strategie di lotta al cambiamento climatico''. Purtroppo, questi sistemi di cattura e stoccaggio di carbonio sono resi inefficaci dall'attività umana che nuoce alle loro capacità di sequestro delle emissioni di gas serra. Il rapporto che fornira' dati e analisi sul potenziale di cattura e stoccaggio della CO2 in ambiente marino e sull'impatto del degrado degli ecosistemi di mari ed oceani sul cambiamento climatico (e sulla salute umana), ha l'intento di indicare il modo in cui i mercati potrebbero cominciare a finanziare i Paesi in via di sviluppo per incoraggiarli a realizzare interventi per la cattura di CO2 nell'ambiente e per i servizi naturali di carbon capture and storage (Ccs).
L'obiettivo del rapporto è quello di orientare i Paesi sviluppati, oggi intenzionati a dispensare dei miliardi di dollari nel Ccs nelle centrali elettriche, a indirizzarli verso i servizi Ccs dei sistemi naturali, quali i mari e gli oceani, la cui efficacia è stata testata che sono probabilmente più redditizi.
Ansa.it


13 Ottobre 2009 - Disastri ambientali quadruplicati in 20 anni
Negli ultimi 20 anni i disastri naturali sono quadruplicati, passando dai circa 129 all'anno nella metà degli anni Ottanta, ai 500 all'anno di oggi. E' l'allarme lanciato dal Wwf, in una dossier pubblicato in vista di 'Stand Up 2009', una iniziativa a cui prenderanno parte di milioni di persone in tutto il mondo tra il 16 e il 18 ottobre prossimi, che si alzeranno in piedi contemporaneamente per ricordare ai rispettivi di governi di mantenere gli impegni presi contro il cambiamento climatico.
A causa del riscaldamento globale, spiega il Wwf, tra il 15% e il 37% delle piante terrestri e delle specie animali potrebbero estinguersi entro il 2050. Mentre in assenza di misure adeguate il livello del mare potrebbe alzarsi anche di un metro entro il 2100. Scenari drammatici che, sottolinea l'organizzazione ambientalista, colpirebbero soprattutto i Paesi poveri: se il livello del mare continuerà a salire al ritmo attuale, a pagarne le spese più di tutti sarà il Bangladesh, che si troverà ad avere 35 milioni di sfollati. Tra il 1990 e il 1998 il 94% dei disastri naturali, complessivamente 568, ha colpito i Paesi in via di sviluppo. Tra il 2000 e il 2004, invece, 262 milioni di persone sono state colpite da disastri legati al clima. Ma il riscaldamento globale porterà anche la sete: entro il 2025 soffriranno la scarsità d'acqua 1 miliardo e 800 milioni di persone, la maggior parte delle quali in Asia e Africa.
E se 180 milioni di persone soffrono la fame già oggi, altri 49 milioni potrebbero esserne colpite entro il 2020 e, se non si interviene, il numero potrebbe salire a 600 milioni entro il 2080. Il riscaldamento globale, infatti, potrebbe provocare un crollo del 50% della produzione agricola in alcuni Paesi poveri. Non solo, ma l'aumento delle temperature avrà conseguenze anche sulla salute: Brasile, Sud Africa e Corno d'Africa, saranno colpiti da malattie infettive oggi assenti, grazie al clima temperato. Secondo il dossier del Wwf, sarebbe sufficiente un investimento dell'1% del Pil mondiale ogni anno per arrestare il cambiamento climatico.
Occorre, spiega l'organizzazione ambientalista, "concordare un regime climatico forte e vincolante a partire dal 2012", e "assicurare che le emissioni di carbonio raggiungono un picco entro il 2017 per poi diminuire rapidamente subito dopo, allo scopo di tagliare le emissioni globali di almeno l'80% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050".
Apcom.it

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